Problemi cognitivi, sviluppo sessuale e…interferenti endocrini

I problemi cognitivi, i deficit di attenzione, sindromi come la ADHD e l’autismo ma altresì lo sviluppo sessuale (femminilizzazione del sesso maschile e androgenizzazione del sesso femminile) possono essere legati agli  interferenti endocrini.

Così come  difetti alla nascita, gravi problemi di apprendimento, sviluppo del cervello.

Cosa sono gli interferenti endocrini? Si tratta di sostanze –o miscele  di esse- che alterano la funzione del sistema endocrino.

Idrocarburi, benzene, diossina, ftalati, bisfenolo, perfluorato: sono solo alcuni degli  interferenti endocrini.

Alcune sostanze sono inquinanti ambientali (ad esempio i policlorobifenili), alcuni costituiscono parti dei cibi (i fitoestrogeni nella soia), altri sono contaminanti delle plastiche come il bisfenolo.

Essi si legano ai recettori di vari ormoni, ad esempio steroidei o tiroidei e interferiscono con la  funzione di quel sistema. Ne modificano la sintesi, la secrezione, il trasporto, il legame, l’azione ed eliminazione degli stessi negli organismi viventi.

In che modo sono pericolosi gli interferenti endocrini?

Come abbiamo detto, non solo i problemi cognitivi ma altresì lo sviluppo sessuale sono influenzati da queste sostanze.

Esse possono provocare gravi danni non percepibili, perché le dosi minime assorbite ogni giorno non si manifestano in tossicità acuta, ma creano il cosiddetto Body Burden. Il peso degli inquinanti che sul medio lungo periodo produce i suoi effetti.

La trasmissione ambientale di questi composti è stata largamente studiata, indagando sia sul trasporto di alcuni composti stabili, come gli alogenuri organici, e sia sulla ricaduta degli stessi sulle zone più fredde dove la circolazione atmosferica globale li porta a ricondensarsi, con effetti biologici su diversi organismi.

Dai problemi cognitivi alle malattie metaboliche: il danno degli interferenti endocrini

Malattie metaboliche come obesità e diabete. Malattie cardiovascolari e cancro. La presenza di interferenti endocrini non è associata “solo” ai problemi cognitivi e di sviluppo sessuale. Il reale problema è che – benché i risultati dei diversi studi siano coerenti con la tesi che accusa gli EDC- in pratica non è possibile documentare una relazione causale tra esposizione a un EDC ed effetto sull’organismo umano.

Si configura lo stesso problema che si ebbe nell’associare in linea diretta il fumo con le patologie oncologiche polmonari.

Alcuni interferenti endocrini noti sono già disciplinati dalla legislazione per motivi che esulano dalla loro attività ormonale (tossicità generale, cancerogenicità, tossicità riproduttiva). Ma, al netto di questo, le ricerche sono necessarie per valutare in modo completo i rischi, in particolare gli effetti tossici a bassa concentrazione e il cosiddetto “effetto cocktail” della esposizione a gruppi di sostanze.

Quali sono i potenziali danni per sistema ormonale e metabolismo?

Il  problema non è più ignorabile, soprattutto ora, in un momento che vede emergere la scienza epigenetica e il suo assunto base: il DNA è un hardware, i cui geni vengono attivati o disattivati per oltre il 90% dal software ambientale. Come mangiamo, come viviamo, come pensiamo, cosa respiriamo.

Nel contesto degli interferenti endocrini ci sono gli antagonisti ormonali, capaci di interagire con recettori ormonali impedendone, direttamente o indirettamente, la loro fisiologica attivazione.

All’opposto, gli agonisti ormonali, la cui assunzione comporta, direttamente o indirettamente, un fenomeno di attivazione recettoriale. Fitoestrogeni e sostanze ad azione tireostimolante rientrano in questa categoria.

Non solo problemi cognitivi legati agli interferenti endocrini: anche modifiche del metabolismo

Gli interferenti endocrini sono al pari perturbatori metabolici, capaci di interferire con la fisiologica secrezione ormonale endogena o con altre tappe della normale azione degli ormoni. Incluso il loro trasporto, le fasi di pre- e post-processamento intracellulare, di degradazione e catabolismo. Possono essere incluse in questa categoria sostanze che stimolano il metabolismo epatico o chelanti ormonali.  Il problema degli interferenti endocrini è altresì l’esposizione multipla. Le possibili interazioni fra diverse sostanze sono largamente ignorate: è possibile che i meccanismi d’azione di più EDC siano additivi, o persino sinergici, portando a manifestazioni più eclatanti a fronte di una minore esposizione ai singoli componenti.

Problemi cognitivi degli interferenti endocrini: la presenza in utero

Come abbiamo detto, i danni degli interferenti endocrini non sono immediatamente ravvisabili. Ed è arduo stabilire i legami causa effetto, un po’ come nel caso di fumo e cancro. Ma la scienza epigenetica ci dimostra già in modo evidente l’importanza dei primi mille giorni di vita per l’insorgenza non solo di problemi cognitivi e del neurosviluppo, ma di tante altre patologie che si trasmettono alle future generazioni.

Effetti epigenetici, come nel caso della modulazione dell’espressione del DNA mediante metilazione, possono essere trasmessi da una generazione alla successiva, talora senza dare apparenti manifestazioni cliniche nei soggetti direttamente esposti. Il gap temporale può essere di 20–30 anni come documentato per alcune neoplasie (cancro della cervice uterina e del testicolo) o ancor superiore come postulato per alcune demenze.

Problemi dello sviluppo sessuale ed interferenti endocrini

L’esposizione a una stessa miscela di interferenti endocrini  può tradursi in manifestazioni cliniche di diversa entità in soggetti di genere maschile o femminile.

Ad esempio, l’esposizione ad agenti ad azione estrogeno-simile può comportare telarca prematuro nelle donne, mentre negli uomini può portare a disgenesia gonadica.

In parte, questo deriva dalle fisiologiche differenze in termini di interazione fra ormone e recettore; tuttavia, è anche ipotizzabile che la diversa manifestazione clinica possa essere frutto della diversa espressione degli enzimi coinvolti nel metabolismo degli interferenti endocrini.

I dimorfismi saranno ancora diversi se l’individuo di sesso femminile si dovesse trovare in età pre-puberale, riproduttiva o menopausale.

La misurazione degli effetti: il vero problema degli interferenti endocrini

Già nel 2017 si annunciava la nascita del Club di Endocrinologia ambientale, con focus su interferenti endocrini e patologie umane. I referenti erano Annamaria Colao, del dipartimento di medicina clinica e chirurgia, sezione di endocrinologia, dell’Università Federico II di Napoli e Andrea Renzi, sezione di fisiopatologia medica, scienza della alimentazione ed endocrinologia della università Roma La Sapienza.

Nel documento i due ricercatori ci rendono chiaro che l’estrema eterogeneità degli interferenti endocrini rende di difficile valutazione l’esatta stima degli effetti, anche quando le manifestazioni cliniche possono essere riconducibili ad essi.

Inoltre, l’esposizione a basse dosi  protratta nel tempo rende spesso difficile l’identificazione di un nesso causale tra gli agenti “colpevoli” e la clinica. Le fisiologiche differenze in termini di metabolismo e composizione corporea contribuiscono ad alterarne l’emivita e gli effetti biologici.

Perciò è difficile ricondurre secondo nesso causa effetto i problemi cognitivi, dello sviulppo sessuale, del neuro sviluppo, al cocktail di interferenti endocrini assorbito negli anni.

Il test SDrive: un metodo scientifico per sapere se l’organismo è intossicato, dal bulbo del capello

SDrive è una tecnologia in grado di mappare oltre 800 marcatori epigenetici partendo dal bulbo del capello, in soli 15 minuti. I fattori ambientali, che incidono per oltre il 90% sulla nostra espressione genetica, sono al centro della scienza epigenetica.  Dopo anni di determinismo genetico, si ha certezza del fatto che oltre il 90% della salute individuale dipenda dalle cosiddette interferenze ambientali: alimentazione, stili di vita, forme pensiero che condizionano la salute delle nostre cellule.

Il sistema di mappatura dei marcatori epigenetici SDrive rileva vitamine, amminoacidi, antiossidanti, acidi grassi, minerali, metabolismo, infiammazione cellulare, ma altresì i sistemi del corpo fra cui quello endocrino e tutti i fattori di interferenza, ergo metalli pesanti, idrocarburi, sostanze chimiche e campi elettromagnetici.

In soli 15 minuti sarà possibile mappare l’organismo in modo da individuare se vi sono squilibri indotti da fattori di interferenza.

 

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