Approccio clinico integrato: la rivoluzione epigenetica
Congresso di Bologna 2-3-4 febbraio sold out
Tre giorni di scienza, clinica, approfondimento, confronto.
Il congresso di formazione e aggiornamento di Epigenetica e medicina funzionale che si è tenuto a Bologna ha visto partecipare oltre cento professionisti della salute, desiderosi di mutare il loro approccio alla clinica.
La medicina è una scienza in costante evoluzione e la consapevolezza che il DNA non è il nostro destino e che l’espressione genica muta su impatto dei fattori ambientali in oltre il 90% dei casi, ci costringe a modificare il nostro approccio alla prevenzione e alla cura.
Approccio clinico integrato significa non solo tenere in considerazione l’impatto epigenetico –ovvero come mangiamo, come viviamo, come pensiamo, quale aria respiriamo, in che ambiente viviamo, quali metalli pesanti ci pervadono, quanti campi elettromagnetici assorbiamo- ma altresì avere a disposizione per l’anamnesi strumenti nuovi, tecnologie capaci di usare il potere dell’AI e della quantistica per consentirci una visione tridimensionale dell’organismo.
2 febbraio: la nuova clinica basata su un approccio integrato e personalizzato
La giornata del 2 febbraio si è svolta con un’ospite d’eccezione, giunto dalla Sardegna per moderare il convegno: la professoressa Grazia Fenu Pintori, del dipartimento di scienze biomediche dell’università di Sassari, che sta portando avanti uno studio sugli ultracentenari della Blue zone Ogliastra, avvalendosi del dispositivo di mappatura dei fattori epigenetici SDrive.
“Tutti quanti usciamo dall’incontro di due cellule, se abbiamo cellule sane avremo un individuo sano che per quanto possa essere vessato da fattori ambientali avrà base solida” ha detto Fenu Pintori, che è embriologa.
“Per arrivare longevo devi partire in prevenzione. Cosa ci mantiene in salute? Cosa ci consente di mantenerla?”
Oltre a due dottorati, che mettono al centro il concetto di epigenetica, è iniziata la mappatura della popolazione centenaria ogliastrina, con prime, sorprendenti, rilevazioni che confermano l’importanza dei fattori ambientali –soprattutto l’assenza di stress e la vita in comunità.
“Vogliamo dare riscontro a questa scienza e costituire una bio banca dei fattori ambientali (Longevity Wellness Epigenetic Research) –ha detto Fenu Pintori- Chi usa il test di mappatura SDrive potrà convogliare i dati in questo grande archivio, affinché siano messi a disposizione della ricerca.
Approccio clinico integrato: tutto parte dalle cellule!
Il professor Carlo Ventura del Dipartimento di biologia molecolare di Università di Bologna ha dilettato la sala mostrando la melodia delle cellule, il loro dinamismo e la loro intelligenza, dimostrando a tutti che siamo un immenso campo risonante.
“33 triliardi di cellule non potrebbero comunicare se non ci fosse un circuito bio elettronico –ha detto il docente- la cellula ha bisogno di oscillazione quantica periodica continua per essere viva. Migliaia di microtubuli nelle cellule memorizzano e creano informazioni più velocemente dei computer che utilizziamo”.
Ciò che si profila all’orizzonte è affascinante: “ usare la vibrazione cellulare per guidare il destino delle staminali”, così come “rendere reversibile l’invecchiamento, allungare i telomeri e riprogrammare le cellule”.
La rivoluzione epigenetica nello sport
Il dottor Esteban Peiro Mozo, medico di calciatori di fama internazionale con un approccio epigenetico, è direttore scientifico di CellWellbeing Spagna, con un master in epigenomica e nutrizione.
“Il nostro approccio parte dall’epigenetica della cellula, lavorando su emozioni, infiammazione, ambiente”. Uno dei casi clinici esposti durante il convegno è stato quello di Alcantara, del Bayern Monaco, che Peiro ha trovato in “stato infiammatorio cellulare forte con l’aggravante di un enorme stress emozionale e ossidativo”. Nulla accade per caso, come dice Peiro, ma “per causalità, anche a livello biologico. Il mondo dello sport necessita di informazioni sulle cellule, di nutrizione, di precisione. Un altro caso, un giocatore del Barcellona che si infiammava indipendentemente da ciò che mangiava, aveva una storia singolare rimasta nella memoria cellulare. La sua famiglia di origine, in Africa, mangiava una volta al giorno, intorno alle 12. Abbiamo dovuto riprogrammare la sua risposta epigenetica lavorando sulla metilazione del DNA”.
Siamo ciò che mangiamo?
L’ottimizzazione degli atleti
“Siamo ciò che mangiamo, tocchiamo, pensiamo. Dobbiamo ricominciare a guardare il cibo e i sui colori, nasciamo visivi. Stiamo perdendo la percezione della comunicazione umana e cellulare”.
Peiro porta avanti un approccio clinico integrato ormai da anni, come punto di riferimento di giocatori del calibro di Leo Messi, ma altresì del Liverpool, Barcellona, Bayern Monaco, selezione spagnola e danese. “I miei atleti sono ottimizzati –conclude Peiro- il cammino biologico deve portare la cellula a ricevere ciò di cui ha bisogno. Questo, è fare prevenzione”.
“L’integrazione sportiva deve rifarsi alla madre Natura –ha concluso Peiro- La prima regola è l’efficienza: con poco ottengo il massimo”.
Approccio clinico integrato: capire il sistema immunitario
Bartolomeo Allegrini, medico funzionale e docente della Alta Scuola di Formazione Epigenetica con migliaia di casi clinici al suo attivo vagliati utilizzando il sistema di mappatura dei marcatori epigenetici SDrive, ha posto l’attenzione sulle immunità innate ed acquisite.
“Il sistema immunitario innato è potente e trova nell’endotelio basale la sua struttura: 1600 metri quadri di superficie. L’immunità acquisita invece è perturbata da metalli pesanti, vaccini, farmaci, batteri, pesticidi, fattori psichici, inquinanti”. Numerosi sono i casi clinici portati dal dottor Allegrini, fra essi quello di una giovane ginnasta riportata al movimento dopo aver scoperto –tramite SDrive- uno squilibrio profondo del sistema corpo.
L’importanza delle costituzioni e dei foglietti embrionali
“Le costituzioni sono importanti, la forza energetica di un soggetto nasce dal foglietto embrionale e sono molteplici i fattori che intervengono a creare una turbativa del sistema. Se nasco con un maggior connettivo facilmente avrò una patologia connettivale, la società è piena di malati cronici (vedi dolori e fibromialgie) che sono evidenza perfetta di un grave danneggiamento del sistema integrato”.
Il dottor Allegrini ha ribadito l’importanza della semeiotica medica, dell’osservazione di elementi importanti come il GALT, i linfonodi, il tessuto linfoide associato all’intestino. Il discorso ha poi toccato fattori complessi come il mimetismo molecolare e le omologie di sequenza: “ad esempio il mimetismo molecolare creato dalla candida attiva una risposta uguale a quella degli anticorpi contro il glutine, questo porta i soggetti a sviluppare la celiachia come scritto su Lancet nel 1996. Pulire il terreno è fondamentale, abbiamo risolto una fibromialgia levando una candida dall’intestino.
La bussola SDrive: uno strumento essenziale per l’approccio clinico integrato
“SDrive è una bussola fondamentale per orientare il medico” – ha proseguito Bartolomeo Allegrini. “Quando puliamo il terreno lavoriamo sulla reattività del sistema in maniera dinamica. Grazie a uno strumento come SDrive possiamo rilevare riattivazioni di virus come Epstain Barre o citomegalovirus che provocano patologie autoinfiammatorie come sclerosi, artrite, miastenia, diabete di tipo 1. Di sintomi come male di testa, mancanza di energia, debolezza, dolori muscolari, turbe mestruali non si studia mai l’origine”.
Al pari, il dottor Allegrini ha spiegato come SDrive, rilevando le carenze, possa consentire al medico di individuare gli interferenti di sistema e fermarli. “Spesso nei bambini con problemi del neurosviluppo i sistemi risultano iper-attivati. O ancora, vi sono riattivazioni virali in cui il virus rompe la membrana cellulare e ricomincia le replicazioni”.
Sdrive: un decodificatore per chi lavora con problemi del neurosviluppo
La dottoressa Monica Greco utilizza da tempo SDrive per l’anamnesi di bambini affetti da sindrome dello spettro autistico. Polimorfismi, permeabilità, disbiosi, esposizione a sostanze chimiche, fabbisogno di oligoelementi, vitamine, amminoacidi sono tutti fattori che spezzano l’omeostasi, “vero punto di partenza per lo sblocco della situazione”.
Per far comprendere come il terreno dia la presisposizione ma sia poi l’insieme dei fattori epigenetici a creare la malattia, la dottoressa ha portato il caso di un bambino di 14 anni con gravi crisi comportamentali che presentava uno stato di infiammazione neurologica avente origine da permeabilità intestinale. “I mitocondri di questo bambino avevano bisogno di ripristinare il livello energetico , era pieno di metalli pesanti, parassiti e muffe nonostante gli esami delle feci dessero esito negativo”.
L’approccio clinico integrato non può sottovalutare le emozioni
Da molto tempo è chiaro che le emozioni sono attivatori epigenetici che determinano il cambiamenti fisiologici sistemici. “Lo stress psicosociale contribuisce alla nostra longevità, soprattutto nel modo di gestirlo – ha detto Massimo Agnoletti, citando il premio Nobel Elizabeth Blackburne. Le interazioni del profilo psicologico con quello biologico sono molteplici: una su tute, la ricerca che ha dimostrato cambiamenti nella struttura molecolare dei neuroni che avvengono in ippocampo, in corteccia pre-frontale durante l’apprendimento.
“Neuro plasticità significa cambiamenti morfologici sulla struttura dei neuroni, che sono esperienza-dipendenti.
Non si tratta di azione molecolare, o interazione fisico chimica: è esposizione a informazioni.
Le esperienze che facciamo quotidianamente influenzano la nostra biologia modificando la memoria epigenetica che possediamo”.
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