50 cm di enorme distanza Cuore – Cervello
Sappiamo dalla fine degli anni novanta che il cuore ha una sorta di “proprio cervello” in grado di inviare segnali al cervello più frequentemente di quanto il cervello ne invii a sua volta al cuore.
Appena 50 cm separano il cuore dal cervello, istinto e ragione, emozione e logica, psiche e mente diventano la più grande distanza che esista. Il ritmo cardiaco influenza il ritmo delle onde cerebrali: il cuore invia informazioni che riguardano lo schema emozionale del sistema-persona in forma di schemi di frequenza cardiaca, attraverso il tronco encefalo, al talamo e all’amigdala.
Il cervello è strutturato per rispondere a questi stimoli: i lobi frontali analizzano le informazioni le sensazioni vengono processate con il ragionamento in modo da integrarle con i valori sociali portati dall’empatia e dalla valutazione del comportamento. In tal modo, gli impulsi nervosi originati nel cuore influiscono decisamente su come pensiamo, percepiamo e sulle nostre azioni.
Il segnale inviato dal cuore, armonico o disordinato, determina l’esito del nostro comportamento nelle attività di cui ci occupiamo. L’armonia e lo stato di flusso dipendono dalla coerenza e dall’equilibrio del sistema emozionale. Questo stato facilita il processo cognitivo da cui dipendono la capacità di attenzione, di ragionamento e di creatività, tutti essenziali per un efficace apprendimento, per il successo nella vita.
A sua volta il cervello, inviando schemi ritmici coerenti, stimola stati emozionali positivi (fiducia, entusiasmo, ecc.) e benessere fisico. Le emozione sono in grado di alterare il ritmo cardiaco generando schemi cerebrali “confusi”: schemi ritmici incoerenti del cuore alterano gli schemi delle onde cerebrali, influenzando direttamente l’attività dell’amigdala, che valuta lo stato di pericolo secondo l’informazione sensoriale.
Essa, se lo stato di pericolo è alto, invia direttamente i segnali al talamo e al SNA (Sistema Nervoso Autonomo) facendo scatta un rapido comportamento di reazione/risposta all’emergenza percepita nell’ambiente. Ma questa parte del cervello, l’Amigdala, ha anche la funzione di memorizzazione gli schemi comportamentali: quando si cresce in uno stato di incoerenza delle frequenze, ci si abitua a considerarlo familiare e, paradossalmente, a ricercarlo.
Dopo aver fatto sempre la stessa cosa nello stesso modo per due anni, inizia a guardarla con attenzione. Dopo cinque anni, guardala con sospetto. E dopo dieci anni, gettala via e ricomincia di nuovo tutto.
(Alfred Edward Perlman)
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